L’idea di una casa per tutti in un Loft
Realizzare un ambiente divrso dal solito, in stile Loft a Sirmione, non è stato facile.
Bisogna trovare una casa o un appartamento abbastanza grande perché ci si possa vivere e avere abbastanza spazio per degli ospiti.
Ci siamo messi in gioco, abbiamo lasciato la nostra vecchia vita, la vecchia città e ricominciato da zero.
La prima idea è stata quella di realizzare un luogo che fosse comodo per tutti, anche per le persone in carrozzina.
Ci siamo detti: – non deve sembrare un ospedale -.
Quindi arredi normali, di uso comune, ma scelti in modo che possano essere accessibili.
Poi abbiamo fatto altre valutazioni.
Un rustico in mezzo ai campi o in collina, bellissimo!
Ma saremmo isolati, non ci sentiremmo al sicuro e tutte le volte bisognerebbe usare la macchina per raggiungere qualsiasi posto.
No, meglio avvicinarsi alla città, anche se così perdiamo la bellezza e il contatto con la natura.
Sono scelte, perdi qualcosa ma guadagni in sicurezza e comodità (e poi chi lo avrebbe gestito il verde?)
Cerca… cerca… cerca… Marina trova un edificio particolare a Colombare di Sirmione: un ex laboratorio artigianale di falegnameria.
Lei ha subito una visione: non sarà la “solita” casa e nemmeno assomiglierà ad un albergo.
Sarà un Loft!
Ma cos’è un Loft? Wikipedia lo definisce “un’abitazione ricavata da un ambiente unico, di solito uno spazio industriale o commerciale dismesso di notevole superficie, caratterizzato da quasi totale assenza di divisori e da altezze interne maggiori rispetto agli immobili costruiti a uso residenziale e maggiori superfici finestrate, con inserimento di dotazioni igienico-sanitarie adatte all’uso di abitazioni particolarmente confortevoli e personalizzate”
Perfetto, ci riconosciamo, siamo proprio noi!
Da un ex laboratorio di falegnameria andremo a ricavare il nostro progetto!
Se vuoi sapere chi siamo, prosegui la lettura.
Chi Siamo
e come è nata questa idea
Marina
Mi sono laureata in architettura a Venezia con una tesi sul restauro. Prima avevo frequentato il liceo artistico di Treviso.
Dopo la laurea faccio varie esperienze tra le quali l’insegnante di educazione artistica e l’insegnante di sostegno, nella scuola media.
Poi il passaggio lavorativo più importante (anche se adoravo insegnare ad i ragazzi) e dedicarmi all’architettura. Scopro il problema dell’accessibilità e mi ci immergo completamente; una tematica apparentemente minore ma che coinvolge un numero elevato di persone e con l’invecchiamento della popolazione, ne coinvolgerà sempre di più.
Tra i lavori più impegnativi; collaboro per la stesura dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.) di Venezia, Mestre, Treviso; coordino un workshop della lega del Filo d’Oro per gli arredi di una loro struttura; realizzo con soddisfazione il Centro di Aggregazione Giovanile di Bollate (ancora attivo e frequentato dai ragazzi da ormai 10 anni!).
Poi conosco Claudio e dopo alcuni anni mi trasferisco a Milano…(va dove ti porta il cuore)
Claudio
Mi schianto in moto, banalmente e a bassa velocità, contro un’auto che esce da un cortile senza dare la precedenza. Cado male, mi lesiono il midollo spinale all’altezza delle vertebre cervicali. Brutta botta, brutte conseguenze.
Le risorse inaspettate che albergano in ognuno di noi mi permettono di rialzarmi in piedi (metaforicamente parlando).
Affianco e poi sostituisco mio padre in una piccola società con altri 2 soci, prendo la patente (che conquista!), conosco Marina…
L’incontro
Il destino ci fa incontrare in Austria ad un torneo di ping-pong (quelli bravi dicono tennis-tavolo).
Io partecipo, lei accompagna una amica.
Qualche sguardo, molte chiacchiere e zac!
Colpo di fulmine.
Dopo qualche anno di pendolarismo Treviso-Milano la decisione: andiamo a vivere insieme.
L’idea
Nel corso di questi anni abbiamo avuto la possibilità di viaggiare in Europa e dove possibile, preferito alloggiare in B&B. Purtroppo non sempre abbiamo avuto questa possibilità ed in alcuni casi, persino trovare un hotel accessibile non è stato possibile.
Ci piace il B&B perché questa formula di accoglienza permette di unire al soggiorno la possibilità di entrare in contatto con la cultura e le abitudini locali ed essere quindi uno strumento di arricchimento umano e culturale.
Trovare alloggi “accessibili” è stata una impresa ardua e spesso è solo grazie ad alcune capacità motorie residue di Claudio che siamo riusciti a superare certe difficoltà.
Viaggiare è splendido e queste esperienze hanno portato a rivolgere la nostra attenzione verso coloro che non lo riescono a fare poiché non trovano alloggi adeguati.
Permettere ad altre persone di ritrovare un po’ di libertà è la molla che ci spinge ad affrontare un cambiamento drastico nella nostra vita.
Lasciare il lavoro, la propria casa, le proprie certezze, per regalare momenti, giornate, esperienze, emozioni, a persone che altrimenti non le potrebbero vivere.
Il tutto in una casa, come ospiti e non in una “clinica”.
viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa,
mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato. – Edgar Allan Poe –
Esperienza Diretta
e le difficoltà vissute in vacanza
Abbiamo sperimentato come il concetto di “accessibilità” sia ancora qualcosa di estremamente sfuggente nella società odierna.
Sappiamo quanto sia difficile trovare una sistemazione accessibile in vacanza, se non addirittura impossibile, per persone con disabilità specifiche.
Vivendo in carrozzina, ho verificato sulla mia pelle che ciò che viene definito come alloggio accessibile, spesso, risulti essere piuttosto carente da questo punto di vista.
Spesso si pensa che basti adeguare la stanza da bagno per offrire un alloggio accessibile.
In realtà, mi sono imbattuto in bagni ampi che permettevano di girare agevolmente in carrozzina, ma con mobiletti sotto al lavandino che non mi permettevano di nemmeno avvicinarmi per lavarmi le mani.
Per non parlare della posizione dei wc o della dimensione delle docce.
Ho trovato letti troppo bassi o troppo corti, tavoli da colazione in cui non mi potevo sistemare con la carrozzina (per cui ho dovuto fare numerose colazioni mettendomi parallelo al tavolo stesso); porte di ingresso e stanze troppo strette, gradini non segnalati, vialetti di accesso con superfici sconnesse. L’elenco potrebbe proseguire a lungo.
Sono riuscito a superare tutti questi ostacoli poiché ho una disabilità che mi permette qualche manovra (anche non molto ortodossa), ma chi non può cavarsela come me cosa può fare?
Alcune strutture alberghiere già si adeguano alla normativa esistente (che non contempla situazioni di disabilità particolari e difficili), mentre nei B&b l’accessibilità è demandata alla sensibilità del proprietario; quest’ultimo, solitamente, non si avvale dell’esperienza di un professionista, ma si arrangia copiando, spesso male, idee trovate su internet per poter inserire la qualifica “accessibile” anche se in realtà non lo è (ma succede anche con gli hotel).
Dopotutto non sono previsti controlli e verifiche da nessun ente o associazione.
In questi anni ho capito che la disabilità fisica diventa handycap quando l’ambiente crea ostacoli.